La Siria non esiste più. Dall’inizio della guerra, nel 2011, ad oggi, i morti sono stati 260mila. Oltre quattro milioni e mezzo i profughi. Una intera generazione di siriani non conoscerà la scuola e l’istruzione. Le Nazioni Unite l’hanno definita la più grave emergenza umanitaria dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Eppure Jean Basmmaji, medico siriano in pensione, in Italia da 1965 ma rimasto sempre in costante contatto con il suo paese, ricorda bene un'altra Siria. Accogliente, tollerante, prospera. Per questo oggi è impegnato con la Scuola di pace di Reggio Emilia nella diffusione della cultura della pace all’interno delle scuole e nella divulgazione sulla Siria. Una realtà sconosciuta al grande pubblico prima dello scoppio di una crisi la cui incredibile complessità rende difficile da decifrare.
Grazie al “Progetto Siria” il dottor Basmajji ha percorso tutto il territorio italiano. Attraverso le due marce Reggio Calabria-Verona e Reggio Calabria-Reggio Emilia ha raccontato la tragedia del popolo siriano. E l’ha raccontata anche sabato scorso 19 marzo, in occasione dell’incontro formativo intitolato “Cera una volta la Siria” tenutosi nel Centro Emmaus di Pescara. Insieme a Jean Basmmaji è intervenuto Silvio Tessari di Caritas Italiana - Area Nord Africa e Medio Oriente.
La Siria è una dittatura dal 1967. Prima con Assad padre, uomo spietato che ha annullato ogni libertà di pensiero (“non potevo parlare con mio fratello: lui non si fidava di me, e io di lui" ricorda Basmmaji) e poi, dopo la sua morte, con il figlio Bashar al-Assad. Quando Basmajji ha lasciato la Siria c’erano ben 17 università, istruzione completamente gratuita a tutti i livelli, lavoro assicurato a tutti grazie ai prestiti garantiti dallo Stato per l’avvio di piccole attività. E poi una grande apertura religiosa. Basmmaji ricorda come fosse l’unico cristiano nella sua classe e tuttavia gli fosse garantita l’ora d’istruzione religiosa e avesse diritto a entrare più tardi a scuola alla domenica (che per tutti gli altri era un normale giorno di lavoro, essendo il venerdì, in Siria, il giorno di festa) per poter partecipare alla Messa. “Non esiste nella storia della Siria moderna un solo migrante economico. Emigravano solo i professionisti, i grandi imprenditori o gli intellettuali dissidenti. Questa parte della Siria all’estero, però, è stata totalmente ignorata dai paesi occidentali allo scoppio della guerra. Hanno interpellato i vecchi militari, i trafficanti di droga. Nelle conferenze di pace di Ginevra 1 e Ginevra 2 si sono ascoltate persone che non erano interessate a una Siria democratica, ma persone che hanno rubato i soldi destinati alla costruzione di una forza nuova e che poi sono scappate. Il meno che posso dire di queste persone è che si tratta di banditi”. E si entra subito nel vivo delle cause della grande polveriera che è diventato il Medioriente e delle contraddizioni dell’Occidente. “Ormai anche molti senatori USA come anche Hillary Clinton, hanno ammesso che l’Iisis è una loro creatura sfuggita di controllo” afferma Basmmaji ricordando anche l’ambiguità dei rapporti con la Turchia e svelando un aspetto poco conosciuto della questione curda. “I curdi sono divisi in sette fazioni: i curdi siriani non sono a favore della secessione. Chi ha intenzione di occupare quel territorio sono i curdi iracheni. Ma il Kurdistan iracheno è controllato e amministrato da esponenti del mondo militare e imprenditoriale israeliano. Dunque potrebbe essere una nuova porzione di territorio controllato dall’Occidente causa di instabilità nella regione come è accaduto per Israele”.
Ma la catena di cause ed effetti che ha portato al dramma mediorientale, ricorda Silvio Tessari, arriva indietro nel tempo almeno fino agli accordi di Sykes-Picot del 1916 e alla dichiarazione Balfour del 1917, quando si impongono confini con diverse sfere di influenza coloniale, modi di governare estranei alle tradizioni locali, e si fanno promesse che poi non vengono mantenute, come nel caso della Conferenza di Londra del 1922. Nel corso del tempo l’area siriana è poi diventata teatro delle tensioni tra Russia e Stati Uniti, dovute alla strategicità sia geografica che energetica della zona. A tutto ciò si sono sommate le dinamiche interne al mondo arabo-persiano, con le antiche a mai sopite tensioni tra i due gruppi principali dell’Islam, ovvero sunniti e sciiti. Considerando l’intera area vanno poi ricordati i conflitti tra Iran e Iraq dal 1980 al 1988, quello libanese dal 1975 al 1990, le guerre in Iraq del 1991 e del 2003-2015 e ovviamente il conflitto israelo-palestinese che dura dal 1948.
In questo contesto è esplosa la polveriera siriana. Nel 2011 si sono verificate le prime ribellioni contro l'oligarchia al potere. Alla protesta si unirono anche dissidenti intellettuali Alawiti, il gruppo religioso politicamente egemone in Siria. Ma dopo la violenta repressione da parte di Bashar al-Assad, l'opposizione si tinge di vene religiose, fino all'arrivo delle milizie dell'Isis nell'estate del 2014.
La guerra finora ha causato, come si ricordava, 4,6 milioni di profughi. Più di un milione sono in Libano in condizioni disumane. E Caritas è presente nei campi profughi libanesi con un proprio approccio nell’aiuto, basato su quattro punti: condivisione degli aiuti tra rifugiati e comunità di accoglienza, capillarità territoriale degli interventi, approccio globale nell’assistenza alla persona, con sostegno non solo materiale ma anche psicologico e legale, ed infine l’ecumenismo che contraddistingue chi opera al servizio di tutti senza spirito confessionale. Non essere al servizio di una comunità particolare ma dei più vulnerabili è la migliore testimonianza.
Sulla base di questi capisaldi Caritas cerca di raggiungere i suoi principali obiettivi: innanzitutto soddisfare i bisogni immediati di cibo, riparo ed educazione. Per pensare poi all’obiettivo più generale della pace. Insistere, chiedere, fare advocacy presso i potenti del mondo. Assistere, certamente, ma anche denunciare. Per non rassegnarsi a quella che si prefigura, nelle parole di papa Francesco, come una “terza guerra mondiale a pezzetti”.