La Regione Abruzzo sta redigendo, attraverso un percorso partecipato, il Piano sociale regionale 2016-2018.
A tal proposito, l'assessore al Sociale, Marinella Sclocco ha presentato alcuni dati del Profilo sociale regionale e le principali innovazioni previste nella bozza di Linee Guida del nuovo Piano sociale. La bozza è il risultato di un percorso partito ad ottobre 2014 che ha convolto Istituzioni, associazioni e cittadini. Ma il percorso prosegue – dopo l’attivazione di una “Cabina di regia” – con un’ulteriore riconcertazione con i territori, come quella che ha avuto luogo mercoledì 6 aprile a Teramo nella sala polifunzionale della Provincia.
“Stiamo lavorando per far coincidere gli Ambiti sociali con i Distretti sanitari - ha affermato Marinella Sclocco - per approdare ad una integrazione che in Abruzzo arriverà a maturazione dopo ben 17 anni". I nuovi assetti istituzionali prevedono che negli Ambiti distrettuali formati da più Comuni (con maggiore estensione territoriale o caratterizzati da zone con specifici bisogni sociali o socio-sanitari), possono essere attivate forme separate di gestione. La programmazione deve restare però unitaria. Le zone ricomprese in uno stesso Ambito Distrettuale assumono la denominazione di "Zone di Gestione Sociale" Per quanto riguarda la zonizzazione è stata appena chiusa la consultazione con i Comuni e a breve sarà adottato un documento di sintesi per l'adeguamento con i Distretti, tenuto conto delle osservazioni pervenute. La co-progettazione diventa strumento per il raccordo pubblico-privato, confermato anche dall'Agenzia Nazionale Anticorruzione. Un grande novità è rappresentata dall'introduzione dell'accreditamento sperimentale su alcuni servizi del Piano sociale al fine del miglioramento della qualità. Rigurado, poi, all'integrazione socio-sanitaria vengono introdotte la Convenzione socio-sanitaria: strumento per l'esercizio associato Ambito-ASL dei servizi socio-sanitari e la Conferenza locale integrata socio-sanitaria (formata da Conferenza Sindaci e Direttore ASL). Inoltre, viene previsto, per la prima volta, il regolamento di accesso obbligatorio per gli ambiti. Il Piano sociale di ambito è finanziato direttamente con il Fondo Sociale Regionale (10 milioni 800 mila euro), il Fondo Nazionale Politiche Sociali (previsti circa 6 milioni 800 mila euro per l'Abruzzo), il Fondo per le Non Autosufficienze (circa 9 milioni di euro) ed i Fondi di integrazione socio-sanitaria (circa 7 milioni 800 mila euro). In più, il Piano sociale di ambito disegna la strategia per l'accesso ai finanziamenti relativi a FSE - Inclusione sociale, Fondo Vita indipendente, Fondo famiglia, Fondo nazionale lotta povertà, FSC, etc.
L'assessore Sclocco ha sottolineato che "gli obiettivi generali del Piano sono quelli di ritardare l'insorgenza della non autosufficienza, di incrementare il tasso di natalità, di ridurre il tasso relativo all'insorgenza di malattie croniche e invalidanti, di ridurre il numero dei giovani privi di lavoro, di diminuire il numero delle violenze, di ridurre il numero di famiglie in situazione di povertà e di persone con grave deprivazione". Inoltre, si punta a rafforzare la rete sociosanitaria di cura ed a ritardare la progressione delle malattie così come ci si prefigge di sviluppare una rete di servizi per la disabilità in grado di avviare anche in Abruzzo l'applicazione della Convenzione ONU in tutti i suoi aspetti (servizi di cura, lavoro, partecipazione sociale, inclusione, abitazione, vita indipendente). In sostanza, la bozza delle linee guida disegna un quadro molto rinnovato del sistema di programmazione delle politiche sociali, recuperando i ritardi accumulati rispetto alle altre Regioni; i Comuni assumono maggiori responsabilità nella strategia e più autonomia di programmazione. Il Piano sociale di ambito diventa lo strumento unitario di programmazione, superando la parcellizzazione e l'integrazione sociosanitaria viene realizzata a livello istituzionale con strumenti vincolanti di attuazione.
La fotografia sociale dell’Abruzzo - Gli aspetti demografici del Profilo sociale regionale mettono in evidenza una popolazione che in Abruzzo raggiunge 1 milione 327 mila abitanti con un tasso di crescita naturale di 3,9 abitanti ogni mille per anno (quindi, in Abruzzo si perdono 4 abitanti ogni mille l'anno) e un indice di vecchiaia di 179,5 punti su mille (in 10 anni è cresciuto di 23 punti). Le famiglie sono 554.710 con 2,4 componenti medi mentre gli stranieri sono 86.245, pari al 6,5% del totale della popolazione (media italiana 8,2%). In una proiezione futura che arriva a considerare l'anno 2035, emerge che la popolazione anziana crescerà del 40,4% e la popolazione 0-18 diminuirà del 5,1%. La popolazione straniera aumenterà, invece, del 116%. Tre saranno le diverse tipologie di Abruzzo Sociale: una Città diffusa nel centro nord costiero (1/3 dell'intera popolazione abruzzese vive nel 10% del territorio regionale), un Cuore verde nella zona interna (bassa densità - età media elevata - scarso ricambio generazionale) ed un "Altro Sud" nell'area ovest (dati più vicini alle regioni del Mezzogiorno - nuclei numerosi con buon ricambio generazionale - dati negativi del mercato del lavoro). Il quadro dei bisogni sociali e di salute tiene conto di queste cifre: persone con disabilità: 5,6% della popolazione, pari a 74.568 persone; studenti con disabilità: 6.241. Indennità di accompagnamento erogate nel 2014: 53.090 (di cui circa 40.000 ad anziani). Pensioni di invalidita' erogate nel 2014: 24.169. Anziani con disabilità: 19% del totale; anziani a rischio di disabilità ancora 19%; anziani a rischio di malattia cronico-degenerativa: 24% del totale. In relazione poi alla povertà e all'esclusione sociale, la bozza del nuovo Piano registra il dato secondo cui più del 12% delle famiglie abruzzesi vive al di sotto della soglia di povertà. Inoltre, 350.000 persone (1/4 della popolazione) è a rischio di povertà, 118.932 sono le persone con grave situazione di deprivazione materiale 51.177 sono i bambini abruzzesi in situazione di povertà 18.349 sono i bambini con grave deprivazione materiale (dato quasi triplicato negli ultimi 15 anni).
Il Profilo sociale regionale considera anche altri indicatori tra cui il numero dei detenuti che, in Abruzzo, al 31 gennaio 2016, è pari a 1678; le donne vittime di violenza sono invece il 33,5% del totale donne (quindi una su tre). Nel 2014 hanno subito violenza l'8,3% delle donne abruzzesi (il doppio della media nazionale) mentre i minori vittime di violenza e trascuratezza registrati al Tribunale per i minorenni sono stati 813 nel 2015. Capitolo adozioni: sono state 39 quelle internazionali e 22 quelle nazionali. Le separazioni e i divorzi sono 3 ogni 10 matrimoni. Persone in carico di SERD per dipendenze nel 2014: 4203 con 844 nuovi casi per anno. Riguardo, poi, ai dati su servizi sociali, gli utenti che si sono rivolti ai servizi di segretariato sono stati 19.908, quelli in carico dell'assistenza domiciliare integrata socio-sanitaria nel 2014: 11.380; i disabili assistiti con l'assistenza domiciliare sociale nel 2012: 1670; gli anziani assistiti con l'assistenza domiciliare sociale nel 2014: 4590; le badanti stimate in Abruzzo: 16.000. Deistituzionalizzazione: le persone ricoverate in strutture residenziali sono diminuite da 10.139 nel 2009 a 6.276 nel 2012. In Abruzzo ci sono 530 associazioni di volontariato registrate con 127.000 volontari e 536 cooperative sociali. In relazione alla spesa sociale, in cinque anni, dal 2011 al 2015, la Regione ha erogato 117 milioni di euro per i servizi sociali. Nell'anno 2014 gli ambiti territoriali sociali (Comuni) hanno speso circa 58 milioni per i servizi sociali (Piani di zona e Piano non autosufficienza), di cui 35 milioni a carico dei bilanci comunali (circa il 60%) del totale (in Italia la media di finanziamento diretto da parte dei Comuni è del 67,2%). Nel 2014 il 38% delle risorse è assorbito dai servizi per la disabilità, il 33% dai servizi per l'infanzia e la famiglia, il 19% per gli anziani, il 10% per i servizi di informazione e di presa in carico. La spesa pro-capite in Abruzzo nel 2012 è stata di 61,1 euro contro una media nazionale di circa 117 euro.
Le osservazioni di Caritas – La Caritas – da sempre attenta alla sensibilizzazione verso gli ultimi e risorsa fondamentale del territorio nel contrasto all’esclusione sociale – giudica positivamente il percorso di integrazione verso il quale si sta muovendo anche la nostra regione nell’ambito delle politiche socio-sanitarie. Proprio in virtù della esperienza maturata sul terreno, si ritiene altresì necessario sottolineare alcuni aspetti, in ambito sociale, meritevoli di ulteriore sviluppo e approfondimento.
I nuovi importanti aspetti legati ad autorizzazione e accreditamento necessitano di regolamentazione a tutela del servizio reso alla persona, con l’attenzione che non vadano a generare ulteriore burocrazia e favoritismi, salvaguardando lo stile della “compartecipazione”.
In merito all’integrazione socio-sanitaria si rileva che ad oggi il pari accesso ai servizi sanitari a parità di condizioni di partenza non è garantito, in quanto esiste una grande fascia di persone vulnerabili che, pur avendo un ISEE pari a zero, non possono permettersi cure di primaria importanza perché iscritte al Centro per l’impiego come inoccupate e quindi titolate a pagare il ticket. Sarebbe utile, quindi, che venga modificata la disciplina in merito.
Per quanto riguarda l’integrazione della spesa, va sottolineato che andrebbe evitato, come accaduto nel recente passato con il Fondo FAS 2007-2013, che risorse per politiche aggiuntive e straordinarie vengano impegnate per finanziare l’ordinario: le politiche del piano sociale regionale dovrebbero essere finanziate dalle risorse ordinarie di stato/regioni/comuni. Per le azioni di sistema, sperimentali, strategiche, innovative, ci sono anche le opportunità offerte da fondi nazionali e comunitari per lo sviluppo e la coesione.
Tra le altre azioni di miglioramento si auspica soprattutto: la sperimentazione di interventi di housing sociale per favorire l’active aging e l’approccio alle malattie neurodegenerative; l’adozione di una specifica strategia integrata per l’inversione della natalità, specie nelle aree interne; la facilitazione dell’accesso ai servizi con priorità alle giovani coppie, sia italiane che immigrate; ampliamento della rete di empori della solidarietà come quelli promossi da Caritas e l’estensione dei beneficiari della copertura; l’adozione edl REIS (il reddito di inclusione sociale promosso dall’Alleanza contro la povertà).
Come nuove possibili risposte agli attuali bisogni si segnalano: la sollecitazione alla rimozione di tutti gli ostacoli di natura amministrativa e burocratica che impediscono una attuazione immediata ed efficace dei progetti; l’auspicio che il piano regionale per la famiglia diventi parte integrante del piano sociale regionale e si integri con altri fondi; l’impulso alla sperimentazione di interventi di co-housing specifici per categorie disagiate (anziani, ex-detenuti, ex-tossicodipendenti ecc.); il miglioramento nella quantità e nella qualità dei servizi all’infanzia (più posti negli asili nido a prezzi calmierati e in grado di offrire un più elevato livello di sicurezza e di didattica). Si accolglie positivamente, infine, l’Osservatorio sociale regionale per il monitoraggio del territorio e l’implementazione di nuovi strumenti informatici per l’elaborazione dei dati e il raccordo tra i servizi.