L’inclusione sociale dei poveri - Convegno del 23 marzo 2019
Una carità che sa interpretare il proprio tempo, in un contesto sempre più complesso e mutevole. Che sa selezionare le questioni rispetto alle quali sviluppare un discernimento. Che accetta le grandi sfide della povertà, della disoccupazione, dell’immigrazione con l’approccio pragmatico del fare, ma evitando l’assistenzialismo. Una carità capace di sentire sulla propria pelle i bisogni e le speranze degli ultimi. Che progetta e crea servizi senza mai distogliere lo sguardo dal Cristo e dal Vangelo: leve per agire sul mondo e nel mondo. Anelli di congiunzione tra il Cielo e la Terra. Una carità che mette al centro dei suoi sforzi la funzione educativa, pedagogica e culturale. È la carità che opera quotidianamente anche nella diocesi di Teramo-Atri e i cui tanti volti si sono ritrovati insieme lo scorso sabato 23 marzo, nell’Episcopio di Teramo per l’abituale incontro pubblico in occasione del Tempo di Quaresima. L’appuntamento del 2019 ha avuto come tema quello dell’Inclusione sociale dei poveri e nell’occasione è stato ricordato come le offerte raccolte nella domenica del 24 marzo fossero destinate al Caritas Point di piazza Orsini a Teramo. Un nuovo spazio in città che da oltre un anno è luogo di ascolto, di idee, di formazione e di informazione, con una particolare attenzione rivolta al mondo giovanile.
Il convegno è stato, come da tradizione, momento di confronto tra tutti gli ambiti diocesani impegnati nella carità samaritana. Dalla famiglia alla disabilità, dall’immigrazione al carcere passando per la mondialità. Nella sua relazione introduttiva il Vescovo Lorenzo Leuzzi ha richiamato un concetto per lui fondamentale: «la carità samaritana si fa in silenzio, senza che nessuno lo sappia. È muta. È questa una mia forte convinzione – ha ribadito il Vescovo Lorenzo – così come quella della necessità di allargare gli orizzonti della carità. Oltre alla carità samaritana esistono la carità intellettuale e quella politica. Dobbiamo recuperare questa dimensione». Una dimensione plurale come quella delle voci che hanno testimoniato, nella tavola rotonda a seguire, le loro esperienze umane e professionali.
Angelo Ottavi, parrucchiere della frazione di Ponzano di Civitella del Tronto, dopo la straordinaria sequenza di eventi sismici e climatici che nel 2017 avevano causato una terribile frana nell’area, ha raccontato di essersi visto privato in un istante dei sacrifici di due generazioni della sua famiglia. Compreso del suo salone da parrucchiere. E tuttavia quel drammatico evento divenne l’inizio di un fantastico gioco di squadra, in cui lo stesso Angelo ha avuto il ruolo decisivo. «Solo per poche ore mi sono sentito smarrito» ha raccontato. «Poi mi sono rimboccato le maniche. Constatato che gli istituti di credito non avrebbero potuto aiutarmi, mi sono rivolto alla Caritas Diocesana, delle cui attività il mio parroco don Aleandro Cervellini mi aveva messo a conoscenza. In loro ho trovato una sponda e un aiuto e così, in poco tempo, ho potuto inaugurare un nuovo salone».
Il vice sindaco di Torricella Sicura, Marco Di Nicola, ha invece raccontato una storia di integrazione, coesione e solidarietà. Tra i primi Comuni in Italia a stipulare una simile convenzione, dal 2014 ogni primavera ed estate le persone richiedenti asilo ospitate nel vicino centro d’accoglienza Villa Emmaus, gestito dal Consorzio Solidarietà Aprutina, vengono coinvolte nei lavori di manutenzione del verde pubblico. «Una decisione che ha dato il via – ha spiegato il vice sindaco – a un effetto domino positivo. Perché da lì è nata fiducia, amicizia, conoscenza. Si sono sviluppati nel tempo altri progetti. In ambito artistico, ad esempio, con la partecipazione alle tradizionali infiorate. Il nostro campo sportivo, poi - ha proseguito Di Nicola – ha ospitato la loro squadra di calcio dilettantistica, e oggi i più piccoli frequentano le stesse scuole e si allenano con le stesse società sportive dei nostri figli». Inclusione chiama inclusione, dunque.
Nel mondo della disabilità, la Piccola Opera Charitas di Giulianova si è distinta per un meraviglioso progetto di teatro-terapia descritto da Cristina Trifoni, operatrice della POC e regista di teatro, e dai suoi stessi ragazzi. Sono stati proprio loro a ideare e interpretare, diretti dalla Maestra Trifoni, numerosi spettacoli di elevatissima qualità, di fronte ai quali il pubblico può divertirsi e al contempo commuoversi. Proprio come accaduto in Episcopio di fronte alle loro testimonianze. L’utilizzo del mezzo teatrale, nato oltre quindici anni fa da un’intuizione del fondatore della POC, Padre Serafino Colangeli, si è stabilizzato in un laboratorio teatrale permanente che, ha riferito Cristina Trifoni, «ha prodotto ottimi risultati anche in termini di progresso nelle abilità linguistiche e motorie, di aumento dell’autostima, della consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità».
Franco ha raccontato invece per conto della Casa Famiglia Manuela (parte dell’associazione Papa Giovanni XXII e presente da tre anni a Campli) la sua esperienza di riscatto, dalla carcerazione fino a divenire membro di comunità e poi responsabile di una struttura di detenuti in misura alternativa. «Ogni volta che accolgo qualcuno ringrazio Dio per questa possibilità di espiazione. Mi chiedo in quei casi se sono io che sto salvando loro o loro stiano salvando me. Poi però penso che ci salviamo insieme, in questa avventura che è la vita» ha concluso Franco.
Padre Jeanne Pierre Ekombo, per l’ambito mondialità, ha infine ampliato l’orizzonte geografico della discussione, parlando di un progetto nato da poco in collaborazione con l’Ufficio Missionario Diocesano e la Caritas Diocesana, che riguarda l’aiuto a una cooperativa di donne rimaste solo dopo la guerra nella Repubblica Democratica del Congo. È stato finanziato loro l’acquisto di nuovi semi, più produttivi di quelli usati in precedenza, ed è stato incentivato il lavoro di gruppo, evitando così anche di subire le purtroppo frequenti violenze. L’obiettivo ora è di continuare a diffondere questi semi e questo modello di lavoro.
Esperienze, testimonianze, vissuti personali che fanno, ancora una volta, ripensare a una delle citazioni con cui il Vicario Episcopale per gli Affari Generali, don Emilio Bettini, ha concluso il convegno. Scrisse Victor Hugo ne I Miserabili: «C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima».
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