UN APPELLO PER UN’EUROPA DEI DIRITTI, DELL’ACCOGLIENZA E DELL’INCLUSIONE
«Se l’intera Europa vuol essere una famiglia di popoli, rimetta al centro la persona umana, sia un continente aperto e accogliente, continui a realizzare forme di cooperazione non solo economica ma anche sociale e culturale». (Papa Francesco 30.06.2016)
Noi qui presenti, rappresentanti delle campagne “Il Diritto a rimanere nella propria terra” e “Una sola Famiglia Umana, cibo per tutti: è compito nostro”, e della chiesa in Grecia, riuniti in questi giorni ad Atene in occasione del Seminario internazionale “Grecia, paradosso europeo, tra crisi e profughi”, rivolgiamo un appello alle istituzioni italiane, greche ed europee, affinché prendano in considerazione le richieste che emergono da questo consesso.
Come articolato nel dossier di approfondimento discusso nei lavori del seminario, c’è bisogno di un cambiamento di marcia, rapidamente, in Grecia e in Europa, nella lotta alla povertà e nella gestione del fenomeno migratorio. Chiediamo agli Stati e alle istituzioni europee di adottare politiche che promuovano sviluppo ed integrazione, rimettendo al centro i valori della solidarietà e della sussidiarietà, principi cardine per il perseguimento della coesione sociale e per la sopravvivenza stessa dell’Europa.
Occorre una nuova strategia che aiuti la Grecia e le altre economie europee in difficoltà ad uscire dalla morsa del debito e delle politiche di austerità che continuano ad avere costi sociali altissimi.
Chiediamo di ripartire dai Giovani, che sono tra coloro che stanno maggiormente subendo le conseguenze della crisi, offrendo loro opportunità per veicolare le grandi risorse che vogliono mettere in campo.
Chiediamo di mettere in discussione il modello di sviluppo che genera disuguaglianze, insicurezza umana, precarietà e scarti, e quindi migrazioni.
Chiediamo che si cambi la politica dei muri, delle barriere, della militarizzazione dei confini, nonchè della loro esternalizzazione tramite accordi con Paesi extra UE che non tengano conto della tutela dei diritti umani.
Occorre quindi:
1. Uscire dalla logica dell’emergenza nella gestione dei flussi migratori provenienti dalle aree di crisi e incidere sulle cause strutturali.
2. Sostenere la creazione di un programma di re-insediamento globale guidato dalle Nazioni Unite.
3. Sostenere e ampliare l’esperienza dei corridoi umanitari favorendo l’uso di canali legali per l’arrivo dei richiedenti asilo e istituire zone di protezione umanitaria nelle aree di crisi.
4. Investire con risorse adeguate in politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo, favorendone la coerenza con le altre politiche nazionali ed europee (es. slegare la cooperazione allo sviluppo dagli interessi economici, porre limiti allo sfruttamento delle risorse dei paesi impoveriti, modificare gli accordi commerciali internazionali non equi);
5. Investire con decisione in vere e incisive politiche di pace, scegliendo la nonviolenza come mezzo di risoluzione dei conflitti, promuovendo i corpi civili di pace, intervenendo sulla produzione di armi e impedirne il commercio con Paesi in guerra o che violano palesemente i diritti umani.
Facciamo nostre anche le parole di Kofi Annan nell’esortare l’Europa a riappropriarsi della sua missione e della sua identità:“Un’Europa divisa sarebbe un‘Europa più mediocre, più povera, più debole, più vecchia. Un’Europa aperta sarà un’Europa più equa, più ricca, più forte, più giovane, purché sia un’Europa che gestisca bene l’immigrazione” (Kofi Annan al Parlamento Europeo). E’ tempo di andare oltre i paradossi europei.