Castellaneta Marina (Taranto), 27-30 marzo 2017
Lunedì 27 marzo
Da 155 diocesi sono arrivati oltre 500 tra direttori e operatori di Caritas diocesane e di Caritas Italiana. «Proprio da qui vogliamo ridirci che la Chiesa è carità... Vogliamo essere Chiesa esperta di umano. Non solo servizi, abbiamo da ricevere e da dare. Il nostro compito è di scandalizzare attraverso la profezia». Così S.Em. il Card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana, nel suo saluto ai convegnisti, subito dopo la pre- ghiera di apertura guidata dal vescovo di Castellaneta, S.E. Mons. Claudio Maniago. Che ha sottolineato: «Oggi la vita è troppo spesso oppressa e soppressa sull’altare della competizione e della sopraffazione», mentre per Gesù «l’unica grande legge è la misericordia: siate misericordiosi, com’è misericordioso il Padre vostro». «Ridurre le ingiustizie e ricomporre le comunità, superando egoismi ed esa- sperati individualismi» è invece il compito comune evidenziato nel messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Proprio i temi della giustizia, del rispetto dei diritti, della necessità di rimettere la persona al centro sono stati il filo conduttore delle esperienze che, grazie all’animazione della sorella Antonella Fraccaro, delle Discepole del Vangelo, hanno presentato Yvan Sagnet, cavaliere della Repubblica Italiana ribellatosi ai caporali e Cosimo Rega, ergastolano con trentotto anni di carcere già scontati, ora attore.
Martedì 28 marzo
Per la Chiesa lo sviluppo umano integrale ha alla base la dignità di ogni persona umana. Dunque il vero sviluppo deve essere universale e di tutti e deve comprendere la dimensione materiale ma anche quella spirituale, perseguendo il bene comune se- condo il principio di solidarietà, con un’attenzione preferenziale ai più poveri, agli esclusi e ai meno tutelati. Questo ha sottolineato S.Em. il Card. Peter Turkson (foto), presidente del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel suo intervento, aggiungendo che la Chiesa non è una Ong assistenziale, come disse papa Francesco nella primissima omelia dopo la sua elezione, ma è dalla fede che nasce l’impegno concreto e la testimonianza. Non si può dunque proporre un umanesimo senza Dio. «Con questa coerenza – ha concluso il cardinale – le Cari- tas diocesane italiane potranno dare il loro contributo alla grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione (LS 202)». Si è aperta poi una finestra sul dramma degli sfollati nel Nord Iraq: con un collegamento da Amadiya, a nord di Erbil, in una regione montagnosa e isolata, il parroco padre Samīr Yousif ha testimoniato l’impegno nell’accoglienza di cristiani e di molti yazidi. Nel pomeriggio, dopo i tavoli di lavoro e di confronto, S.E. Mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari – Bitonto e presidente della Conferenza episcopale pugliese, ha presieduto la Celebrazione eucaristica. In serata, lo spettacolo Cammelli a Barbiana, un racconto di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia su don Lorenzo Milani a 50 anni dalla morte.
Mercoledì 29 marzo
La terza giornata di Convegno si è aperta con la ce- lebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola – Ascoli Satriano. Dopo la ripresa dei tavoli di lavoro e di confronto (foto), il delegato regionale delle Caritas dell’Umbria, Giorgio Pallucco, ha presentato un testo condiviso con Caritas Italiana e i delegati di Abruzzo, Marche, Lazio, le altre regioni colpite dal terremoto, per fare il punto sull’impegno della rete Caritas. «Saper stare e agire in un contento territoriale che si è modificato velocemente e profondamente in tutti suoi aspetti significa in primis saperlo conoscere, riconoscere e comprendere, per poter ricostruire i rapporti umani e tessere comunità». Le sue parole sono state accompagnate da alcuni video realizzati da TV2000, che hanno documentato sinergia e condivisione. Nel pomeriggio i convegnisti, divisi in gruppi, si sono spostati in altrettante località tra Taranto, Brindisi e Bari, per visitare 12 opere, segno dell’impegno Caritas sul territorio. Iniziative in favore di donne e minori vittime di tratta, minori stranieri non accompagnati, detenuti in permesso premio e famiglie, detenuti in regime di misure alternative, persone in situazione di indigenza, persone diversamente abili con le rispettive famiglie, tossicodipendenti, richiedenti asilo, genitori separati. Di fronte alla vastità dei bisogni e dei servizi, non dobbiamo mai dimenticare la raccomandazione di Benedetto XVI, ripresa poi da papa Francesco nell’Udienza per il 38° Convegno nazionale (2016), «di sapere coltivare al meglio la qualità delle opere che avete saputo inventare... Sono azioni pedagogiche, perché aiutano i più poveri a crescere nella loro dignità, le comunità cristiane a camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi».
Giovedì 30 marzo
L’ultimo giorno di lavoro degli oltre 500 convegnisti si è aperto con la preghiera e la Lectio divina, quest’ultima affidata a madre Diana Papa, abbadessa del Monastero delle Clarisse di Otranto, men- tre nei giorni precedenti erano intervenuti fr. Sabino Chialà, monaco della Comunità di Bose e padre Franco Annicchiarico sj. A seguire, la Tavola rotonda Voci per uno sviluppo umano integrale, sul territorio, coordinata da Maria Luisa Sgobba, giornalista Mediaset. Sono intervenuti don Antonio Panico, docente alla Lumsa di Sociologia generale e Sociologia del territorio, Pietro Guastamacchia, direttore Uiepe, Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna di Bari per la Puglia e la Basilicata; Gabriele Ruggiero, segretario generale della Fondazione di Comunità del Salento Onlus. Prima della Celebrazione eucaristica conclusiva, presieduta da S.Em. Card. Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana, il direttore, don Francesco Soddu (foto), ha presentato una sintesi del confronto in gruppi e gli orientamenti per un cammino comune. In primo luogo il direttore ha sottolineato il metodo scelto: l’ascolto, quale segno concreto del comune impegno nell’accoglienza inclusiva. Ha poi ricordato le problematiche affrontate: «dello sfruttamento del lavoro, della disoccupazione, del degrado ambientale, della disgregazione familiare, ecc.; in una parola quelle attenzioni connesse con tutto quanto potremmo riassumere all’interno del nostro impegno per lo sviluppo umano integrale ben sapendo che tale sviluppo non potrebbe mai attuarsi se non si coniugano tra loro le grandi tematiche che sono sempre state oggetto della nostra attenzione pastorale e sociale: giustizia, pace e salvaguardia del creato». Don Soddu ha infine indicato la prospettiva di lavoro comune nell’era della complessità e delle crisi: «Esserci, abitare con responsabilità il territorio, sperimentare con coraggio nuove forme di carità. Un nuovo approccio dunque che coinvolge tutte le aree del nostro lavoro: la funzione pedagogica, la concreta progettazione sociale, la tutela dei diritti».