Inaugurate il 28 settembre, le nuove botteghe sono state benedette dal direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu
I giorni dello sconforto, in cui sembrava ineluttabile l’abbandono del proprio borgo per poter continuare a lavorare e vivere, sono finalmente lontani. Oggi, Gianni, Paolo, Ivana, Nadia Maria, Ivano, e le loro famiglie, si sono riappropriati di quel futuro che stava lentamente scivolando loro dalle mani.
Da Ponzano a Castelli, prosegue l’impegno della Caritas Diocesana di Teramo-Atri in favore delle comunità colpite dalle recenti calamità naturali. Lo scorso mese di giugno nella frazione civitellese si era festeggiata la riapertura del salone da barbiere “Fashion Hair” del signor Angelo Ottavi, il quale aveva perso il vecchio locale nelle imponenti frane che hanno colpito la zona. Questa volta, invece, è dalla perla dell’Appennino teramano – luogo-simbolo dell’arte ceramica nel mondo, messo in ginocchio dai terremoti dell’ottobre 2016 e del gennaio 2017 – che giunge un altro piccolo grande segno di speranza. Qui, lo scorso giovedì 28 settembre, ben cinque ceramisti castellani che avevano dovuto abbandonare le proprie botteghe, hanno ricevuto le chiavi di altrettanti moduli in legno, assemblati nelle immediate vicinanze del centro storico, pronti a ospitare nuovamente le loro attività.
Il presidente di Caritas Italiana, don Francesco Soddu (giunto a Castelli a capo di una delegazione nazionale) ha presieduto il rito di benedizione delle "casette", e ha portato ai presenti il saluto del Vescovo Michele Seccia. All'inaugurazione erano hanno partecipato il sindaco Rinaldo Seca, il parroco Don Franco D’Angelo e tutta la Caritas Diocesana di Teramo-Atri, vicina alla popolazione locale sin dai primi giorni di emergenza: dapprima con la consegna dei viveri e dei gruppi elettrogeni, nel momento della paura e dei primi soccorsi; poi con la mappatura delle problematiche socio-economiche e psicologiche attraverso i centri d’ascolto in loco. Infine con la tangibile realizzazione dei container. Un risultato che è frutto non solo dell’impegno della Chiesa, ha ricordato don Francesco Soddu, ma anche dell’impegno di tutta la collettività italiana per mezzo dei fondi dell’otto per mille.
“Se nulla dovesse cambiare il prossimo inverno sarò costretto ad andare via” confidava demoralizzato il signor Gianni alle operatrici Caritas che facevano visita al paese lo scorso marzo. “Solo se avremo la possibilità di tornare a fare il nostro lavoro potremo rialzarci. Sarei disposto a rimettere in piedi il laboratorio anche in un container. Persino in un container collettivo.” A distanza di sette mesi, il suo sogno, e quello di altri quattro custodi di una secolare tradizione artigiana, è realtà.
C’è ancora futuro per loro. C’è ancora futuro per una comunità, certamente ferita, ma solida e solidale come quella di Castelli.