Sesto Rapporto di Caritas Italiana sui conflitti dimenticati
Armi che “pesano”. Armi che sono mezzo e strumento ma anche causa scatenante e rafforzante di tante guerre, spesso poco conosciute ai più. Armi prodotte e vendute anche dall’Italia, che è tra i primi dieci esportatori al mondo, nonostante ripudi la guerra nella sua costituzione, e nonostante, a tale proposito, la voce della Chiesa si sia fatta sentire più volte, a partire dal “Mai più la guerra!” di Papa Montini, pronunciato all’Assemblea generale dell’Onu nel 1965.
Al “Peso delle armi” Caritas Italiana ha dedicato il suo sesto Rapporto sui conflitti dimenticati, presentato lo scorso lunedì 10 dicembre, a Roma, in occasione del 70° anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani. Lo studio – edito da Il Mulino e realizzato con la collaborazione di Avvenire, Famiglia Cristiana, e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca – dopo le precedenti edizioni dedicate a media, finanza, ambiente e cibo, analizza il ruolo degli armamenti nei conflitti e le responsabilità dei paesi produttori, tra cui l’Italia. Il Rapporto – introdotto dai curatori Walter Nanni e Paolo Beccegato; dal direttore di Avvenire, Marco Tarquino; dal direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo; dal direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu, e dai rappresentanti del MIUR Maria Pia Basilicata e Maria Costanza Cipullo – evidenzia come, nell’ultimo decennio, la sicurezza globale si sia deteriorata significativamente. Basti notare, come si legge nelle pagine del volume, che nel corso del 2017 i conflitti nel mondo sono stati 378. Di questi, sono venti le guerre a elevata intensità. Mentre appaiono in diminuzione i conflitti non violenti, di tipo politico-territoriale, sono però aumentate le “crisi violente”: dai 148 focolai del 2011 si è passati ai 186 del 2017 (con un incremento pari al 25,7%). Il numero di profughi causato da tali conflitti è in costante crescita e sfiora ormai la soglia dei 70 milioni di persone. Sempre nel 2017, ogni giorno oltre 44.000 esseri umani hanno dovuto abbandonare la propria casa (il 40% in più rispetto all’anno precedente). In generale, il numero di morti violente per anno nel mondo continua a salire: sono state 560.00 nel 2016 e, seguendo l’attuale trend, arriverebbero a 819.000 nel 2030.
In merito alle responsabilità dei produttori, il rapporto sottolinea come nel solo 2017 le autorizzazioni all’esportazione di armi italiane abbiano superato i dieci miliardi di euro. Di queste, il 57% fanno riferimento a nazioni non appartenenti all’Unione Europea o alla NATO, tra cui Arabia Saudita, Kwait ed Emirati Arabi Uniti, tutti paesi coinvolti nella sanguinosa guerra dello Yemen. Paese, quest’ultimo, che attualmente è colpito da una delle quindici più gravi emergenze umanitarie su scala mondiale – come ha ricordato Gianni Rufini (direttore di Amnesty International Italia) nella tavola rotonda sul quadro geopolitico contemporaneo che ha fatto seguito alla presentazione del Rapporto – e dove non trovano alcuna applicazione i trenta articoli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ma non sono solo gli yemeniti a vivere questa condizione, se è vero che nel 2018 (dati OCHA) 153 milioni di persone nel mondo hanno bisogno di assistenza umanitaria. Anche per questo la giornata si è conclusa con una fiaccolata al Colosseo (e in contemporanea in altre 80 città italiane, tra cui Teramo) promossa da Caritas Italiana, ActionAid, Amnesty International, Emergency e Oxfam. Nell’occasione è stata data lettura di tutti gli articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani. Per ribadire i suoi contenuti e i suoi valori, mai tanto necessari come in questo momento, per costruire una società più giusta, basata sui principi dell’uguaglianza e della solidarietà.