Presentato il XXVII Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes
Un nuovo taglio. Nel formato della carta, nella grafica, ma anche nel contenuto: più snello, con un focus specifico sul tema del linguaggio, per capire come il fenomeno migratorio viene raccontato, comunicato, spesso distorto. Il ventisettesimo Rapporto Immigrazione Caritas Migrantes si presenta, ancora una volta, come un prezioso strumento pastorale e di formazione, dal quale emerge un dato chiaro. L’emergenza, più che nei numeri, è culturale.
Basti pensare ad esempio come, stando ai dati del volume fresco di stampa, si tenda sistematicamente a sovrastimare la componente degli stranieri sul totale della popolazione carceraria (un terzo del totale), così come si tende spesso a sopravvalutare la componente islamica, maggioritaria nell’immaginario e invece formata da 1 milione circa di persone sul totale di oltre cinque milioni di stranieri attualmente residenti in Italia. Chi direbbe, invece, che tra gli stranieri i cristiani sono più del doppio dei musulmani (tre milioni circa, con una forte componente ortodossa) e rappresentano il 57,7% degli stranieri residenti in Italia? Quanti, poi, scommetterebbero sul fatto che in Asia ci sono più migranti che in Europa? Sono solo alcuni dei tanti aspetti affrontati e approfonditi nel Rapporto che dimostrano come, se di emergenza si deve parlare, essa risieda negli individualismi e nei luoghi comuni che gettano le basi per una società escludente.
Per questo, è stato ricordato in occasione della presentazione lo scorso venerdì 28 settembre nella Sala Marconi della Radio Vaticana a Roma (una presentazione ricca di spunti, occasione di dibattito e confronto non solo tra esponenti di Caritas Italiana e Migrantes, ma anche tra protagonisti del mondo della comunicazione, della Pubblica Amministrazione e del mondo della ricerca) compito della Chiesa, oggi, è contrastare tale deriva. “Di fronte a una politica che non sa e non vuole trovare soluzioni – ha esordito il presidente della fondazione Migrantes, Monsignor Di Tora – la Chiesa ha quelle competenze di advocacy necessarie. Sappiamo che siamo di fronte a esseri umani, non a numeri, e che l’accoglienza è il primo passo verso l’integrazione”. Gianni Bardini, Consigliere per gli affari sociali del Ministero degli Esteri, ha però richiamato i presenti a non cadere in un muro contro muro in cui ciascuna delle parti rifiuti di capire le ragioni dell’altra. “L’immigrazione è un fenomeno globale inevitabile che, fino a quando non si riequilibreranno i redditi a livello internazionale, è utopistico pensare di fermare. Dall’altra parte però non possiamo ignorare la richiesta di legalità che emerge da larghi strati della società”. Sulla stessa linea il noto volto della Rai e del Tg1 Paolo Di Giannantonio, il quale ha raccontato di essere stato profondamente toccato dalle esperienze di cronista in prima linea durante gli sbarchi nel Mediterraneo e da quelle di inviato in Etiopia, ma che allo stesso tempo è un grave errore ignorare il disagio vissuto, e poi espresso nelle urne, specialmente nei quartieri periferici delle città, da ampie fasce di cittadini italiani.
Per il giovane ricercatore di origini marocchine, Abdelamad El Jaouzi, è stringendosi attorno ai valori della nostra Costituzione che i cittadini italiani di domani, con diversi colori della pelle, potranno trovare un unico senso di appartenenza e di identità. Un’Italia multietnica, dell’incontro e del dialogo che già si intravvede nelle nostre scuole, “dove si sta facendo un lavoro straordinario”, ha sottolineato Mario Morcellini, sociologo e Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Diametralmente opposto, invece il suo giudizio sul mondo dell’informazione, accusata di essere complice dell’avvelenamento generale del clima. Amara la considerazione dello studioso su come gli sforzi in direzione opposta, da parte della Chiesa, abbiano sinora lasciato una troppo labile traccia nell’opinione pubblica.
E tuttavia, ha rimarcato il direttore di Caritas Italina don Francesco Soddu non ci si fermerà. Anzi, l’impegno, specialmente sul fronte educativo sarà molteplice. A partire da iniziative come “Liberi di partire, liberi di restare”, o come l’imminente “Sabir” di Palermo, Festival diffuso delle culture mediterranee, dove le tematiche inerenti al mondo dei migranti e dei rifugiati saranno protagoniste con un ricchissimo programma di seminari ed eventi formativi, accompagnati da altrettanto numerosi eventi culturali, teatrali, musicali cinematografici e fotografici. Perché, per dirla con le parole del poeta Friedrich Hölderlin citate ancora da Mario Morcellini, “lì dove più grande è il pericolo, cresce anche ciò che salva”.
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