Sempre più indigenti tra giovani, lavoratori e famiglie. Anche poco numerose. Cassa integrazione in aumento esponenziale e pensioni che non mettono più al riparo dalla soglia di povertà. Una situazione preoccupante che richiede misure straordinarie. È il quadro delineato da Caritas e Acli, che hanno chiamato a raccolta, anche in Abruzzo, il mondo del terzo settore e quello sindacale, per lanciare la “Alleanza contro le povertà” e proporre l'adozione del Reddito di Inclusione Sociale (REIS).
Le ragioni dell'urgenza di tale strumento, sono state esposte lo scorso 16 dicembre a Palazzo dei Marmi, a Pescara, insieme ai rappresentanti dell'intera rete abruzzese dell'Alleanza: Banco alimentare, Forum Terzo Settore, FIO.PSD, associazione “On the road”, Cgil, Cisl e Uil. Alla presenza dell'assessore regionale alle politiche sociali, Marinella Sclocco, e del Presidente Anci Abruzzo, Luciano Lapenna.
La necessità di una misura strutturale e universalistica come il Reis – ha spiegato Federica De Lauso del Centro Studi di Caritas Italiana – nasce da una precisa constatazione. La povertà, dopo la crisi del 2007, si è allargata a soggetti, aree sociali e geografiche precedentemente al sicuro. “Povertà plurali”, non a caso, è il titolo dell'ultimo rapporto Caritas presentato lo scorso ottobre in occasione dell'Expo di Milano. Prima della crisi, la povertà colpiva maggiormente al Sud, gli anziani, i disoccupati e le famiglie numerose. Oggi si diffonde in tutto il territorio tra gli under 34, tra chi è in cerca di lavoro ma anche tra chi lavora (i cosiddetti working poors), nelle famiglie con uno o due figli e tra gli uomini separati. Per chiarire meglio le criticità attuali, basti ricordare che nel periodo 2007-2013 l'Italia ha avuto il maggiore aumento, in Europa, di persone che non possono permettersi di consumare carne o pesce almeno una volta ogni due giorni. Un incremento del 14%. Superiore persino alla Grecia. L'Abruzzo, nello specifico, detiene da parte sua un altro triste record, come evidenziato dalla vice presidente di Acli Abruzzo, Agnese Raghelli. È l'unica regione del Centrosud, insieme alla Sardegna, a presentare un incremento, nello scorso anno, di tutti gli indicatori di rischio (reddito inferiore a 9.455 euro, inoccupazione per oltre un quinto dell'anno, difficoltà ad affrontare spese impreviste, rinunce a riscaldamento, elettrodomestici e vacanze).
Su tutto il territorio nazionale, nel 2014, oltre 170mila persone si sono rivolte ai circa 1200 Centri d'ascolto Caritas regionali. Per chiedere beni e servizi materiali, e sussidi economici come l'aiuto nel pagamento delle bollette. Oltre sei milioni, invece, i pasti distribuiti da più di tremila mense.
Di fronte ai timidi segnali di ripresa all'orizzonte, secondo Federica De Lauso, sono due le possibili strade. La prima consiste in misure categoriali, considerate tuttavia di limitata efficacia e strategicamente carenti, come il bonus bebé, il bonus 80 euro e sperimentazioni come la social card. La seconda via, più auspicabile, è quella del ricorso a uno strumento stabile, incrementale e sussidiario come il Reddito di Inclusione Sociale. Uno strumento anche economicamente sostenibile, dato che l'impatto previsto sulle casse dello Stato sarebbe di 7,1 miliardi all'anno, ovvero lo 0,45% del PIL. In un paese come l'Italia fermo allo 0,1% nella spesa contro l'esclusione sociale contro la media europea dello 0,4%.
Prendere il toro per le corna e ripensare il sistema di welfare, senza smantellare quello esistente. Questo il messaggio lanciato dalla Rete abruzzese dell'Alleanza. Con un appello finale anche da parte della Caritas Diocesana di Teramo-Atri, per voce della vice direttrice Anna D'Eustacchio: “lavorare in rete ci rende più forti e più efficaci nel conseguimento della nostra mission. Quella di salvaguardare gli ultimi e di far comprendere loro che sono pienamente titolari di diritti. Da qui possiamo ripartire per creare una nuova cittadinanza consapevole”.
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